24 marzo 1999: bombardamenti Nato sulla ex Jugoslavia

Sconfitta per l’umanità”, così il titolo in prima pagina del quotidiano Liberazione del 25 marzo 1999. “Clinton decide, i generali Nato eseguono, il governo italiano approva. Barbari bombardamenti contro la Federazione jugoslava. Fiamme a Belgrado e a Pristina. Colpito un centro profughi, tra le vittime donne e bambini. Coinvolte tutte le basi militari del nostro paese. Anche aerei italiani partecipano ai raid. La Russia rompe i rapporti con la Nato”.

Il 24 marzo di venticinque anni fa aveva inizio l’operazione “Allied Force”, una serie di bombardamenti della Nato sulla Repubblica di Jugoslavia che ha visto coinvolti Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Canada, Spagna, Portogallo, Danimarca, Norvegia, Turchia, Paesi Bassi e Belgio. Questo avvenimento va ricordato nel più ampio quadro delle Guerre jugoslave, che da 1991 al 2001 hanno portato alla dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Una serie di conflitti armati, guerre civili e conflitti secessionisti, che hanno infiammato l’intera regione dei Balcani per un decennio: la Guerra d’indipendenza slovena (1991), la Guerra in Croazia (1991-1995), la Guerra in Bosnia ed Erzegovina (1992-1995), la Guerra del Kosovo (1998-1999), il Conflitto nella Repubblica di Macedonia (2001). La campagna di bombardamenti Nato iniziata il 24 marzo terminò l’11 giugno 1999, coinvolgendo fino a 1.000 aerei, operanti principalmente da basi in Italia e portaerei di stanza nel mar Adriatico.
In 78 giorni, i bombardamenti sul territorio della Serbia e del Kosovo provocarono molti morti e distruzione. Oltre agli obiettivi militari, come in ogni guerra, vennero colpiti anche quelli civili. Vennero distrutte case, ospedali, scuole, edifici pubblici e culturali, lasciando un numero indefinito di vittime. Le stime parlano di cifre che variano fra i 1200 e 2500 morti, oltre 12000 feriti e un numero di profughi che varia da 700 mila a un milione.

L’operazione militare Nato si sviluppò inizialmente con l’intento di togliere alla Serbia ogni capacità di offesa e difesa aerea, tramite il sistematico bombardamento di aeroporti militari, postazioni missilistiche antiaeree e radar. Successivamente si passò a colpire anche bersagli civili, nel tentativo di paralizzare il paese, colpendo i ponti, le centrali elettriche e le telecomunicazioni, per obbligare il governo serbo – sostenuto per un periodo da Russia e Cina – ad una resa incondizionata. Il 5 aprile 1999 una bomba caduta in un’area abitata causò 17 morti mentre una settimana dopo il bombardamento di un ponte sul quale transitava un treno provocò 50 vittime. Il 13 aprile l’esercito serbo colpì con artiglieri un villaggio di frontiera albanese causando molte vittime civili. Il 14 aprile gli F-16 della Nato bombardarono un convoglio di profughi albanesi composto principalmente da donne, bambini e anziani, sulla strada per Gjakova in prossimità dei villaggi di Madanaj e Meja, provocando la morte di 73 persone e il ferimento di trentasei. Il 1° maggio, 47 civili furono uccisi dopo che il loro bus venne colpito mentre attraversava un ponte. L’8 maggio l’ambasciata cinese a Belgrado venne bombardata causando la morte di tre persone e un grave incidente diplomatico internazionale. Il 13 maggio ci furono 60 morti e 80 feriti causati dai bombardamenti contro il villaggio kosovaro di Korisa, con la Nato che accusò i serbi di aver usato i civili come scudi umani. Il 21 maggio, circa 100 detenuti morirono durante il bombardamento di un carcere a Pristina. Tra il 30 e il 31 maggio furono compiute stragi di civili in vari bombardamenti: nell’ospedale di Surdulica, con un bilancio di 20 vittime, e nel villaggio di Novi Pazar, con 23 morti. Per approfondimenti, invitiamo alla lettura di alcuni articoli comparsi nel 1999 su Bandiera Rossa e a visionare alcune delle prime pagine tratte dal quotidiano Liberazione.

a cura di Michele Azzerri


No alla guerra!

  • Editoriale di Imprecor di aprile 1999
  • La guerra nella ex Jugoslavia di Livio Maitan
  • La trappola di Rambouillet di Catherine Samary

(in Bandiera Rossa n. 88, aprile 1999)


Dossier: Guerra nei Balcani

  • Fermare la guerra! di Sergio D’Amia
  • Ex Jugoslavia: guerra e restaurazione di Livio Maitan
  • 1910: Per una federazione balcanica! di Leone Trotskij
  • La loro logica e la nostra di Daniel Bensaid
  • E’ possibile un nuovo spazio comune balcanico? intervista a Catherine Samary
  • Così si massacra l’autodecisione del comitato Solidarietà con il Kosòva

(in Bandiera Rossa n. 89, maggio 1999)


L’Europa, la guerra e la sinistra

di François Vercammen

(in Bandiera Rossa n. 90, giugno 1999)


Dossier: Il problema kosovaro

  • Anche i bambini? di Sergio D’Amia
  • Il movimento nazionale albanese nel Kosovo di Geoff Ryan
  • Il “giustificazionismo” di sinistra di Antonio Moscato
  • La via della Nato verso la rovina da Against the Current

(in Bandiera Rossa n. 90, giugno 1999)


Dossier: La guerra nei Balcani

  • La guerra e il diritto di Danilo Zolo
  • Guerra, salute e danno ambientale di Pirous Fateh-Moghadam

(in Bandiera Rossa n. 92, settembre 1999)


Prime pagine del quotidiano Liberazione di marzo, aprile e maggio 1999